Tuesday, January 31, 2006

Lillaz, una speranza

Ho scoperto Lillaz, per caso, un giorno d’inverno di tanti anni fa, quando, in vacanza a Gressoney con alcuni amici, in hotel, sfogliando una rivista, l’occhio e’ andato a fissare un presepio scolpito nel ghiaccio, allestito nel villaggio di Lillaz. Ciò mi incuriosì ma niente più.
Anni dopo, per una serie di circostanze, acquistai un appartamentino proprio a Lillaz: fu amore a prima vista…; una balconata sullo stupendo scenario del Gran Paradiso e fu così che mi sentii beato.
La contemplazione della natura in questo luogo meraviglioso mi riempie all’inverosimile.
Come nell’ascolto della musica, la passione, la tensione, la catarsi, sono stati d’animo naturali, così nel camminare per queste montagne si ritrovano la gioia, lo stupore infantile, la serenità e l’equilibrio interiore.
E’ ancora bello stupirci di fronte anche solo allo sbocciare (per qualcuno forse ovvio) di un fiore o al tramonto del sole.
Qualche volta gli eventi naturali mettono a dura prova la bellezza e l’armonia della natura stessa.
Alluvioni, frane, smottamenti deturpano ma purtroppo l’incuria dell’uomo incrementa lo scempio.
Quando d’estate mi siedo sulla cassapanca ad ammirare lo splendido scenario che mi sta davanti, ora uno squarcio orribile si presenta ai miei occhi: un tratto boscato dalle dimensioni di qualche campo di calcio, durante l’alluvione di qualche anno fa, e’ scivolato letteralmente a valle lasciando scoperta una enorme voragine, per ora incolmata.
Le amministrazioni comunali e regionali hanno nel frattempo ripristinato abbastanza lentamente e, talvolta, con criteri discutibili, l’assetto del territorio, ma resta ancora molto da fare.
Non condivido il fare approssimativo, per non dire, sbrigativo con il quale si affrontano i problemi.
Ogni intervento, anche minuscolo, a mio avviso, deve inserirsi armonicamente nell’ambiente.
Capisco i costi ingenti di questi interventi e le difficoltà per il reperimento dei fondi necessari, ma i lavori eseguiti male e con appalti superficiali non pagano e sono alla luce del sole.
Tanto è vero che alcuni di questi lavori sono già stati rifatti più volte con dispendio di energie pubbliche e disagi per l’utenza. Mi viene spesso spontaneo l’accostamento di due realtà: il territorio valdostano e quello altoatesino. Che diversità, non per l’assetto morfologico in sè, ma per il criterio di conservazione ambientale , per lo spiccato e sviluppato senso del bello che alberga negli atesini. Le diversità si misurano anche sulle piccole cose:il colore della facciata di una casa, di una persiana, l’assetto urbanistico come il tipo di lampioni su una pubblica via anche nelle piccole comunità, la disposizione floreale sui balconi e tanti altri segnali estetici o meglio d’impatto visivo.
In una parola: chiedo e mi auspico ARMONIA.
L’amministrazione dovrebbe tener conto di questo, rispettando le tradizioni e gli usi locali relativi al bello, che emergono dalle testimonianze del passato povero, ma ecologicamente corretto.


Vincenzo

No comments: